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Rabdomanzia: cos’è, cosa significa e spiegazione scientifica
Il potere della rabdomanzia e dei suoi strumenti
La Rabdomanzia è un comparto ancora poco esplorato e conosciuto in effetti per rabdomanzia generalmente si intende e si pensa subito al cercatore di acqua, metalli, e oggetti di vario genere nascosti o perduti, tramite un particolare bastone a forma di ypsilon; ma questa tecnica di ricerca è molto antica e da sempre praticata da varie popolazioni, era già conosciuta e praticata intorno al III millennio a.C. nell’antico Egitto, e nella Cina antica, ai giorni nostri è considerata uno dei metodi della radiestesia.
La rabdomanzia è utile anche a scopo divinatorio, tramite l’utilizzo di strumenti di vario tipo; e per scopo divinatorio si intende il capire e conoscere il volere delle entità supreme, e predire il futuro, conoscere malattie sconosciute e capirne il grado di pericolosità, e determinare se una persona dice il vero o mente.
Come funziona la ricerca di vene d’acqua
La rabdomanzia nei secoli passati fu per lungo tempo considerata una pratica diabolica; fino a che un certo Vallemont, appassionato alla pratica tanto osteggiata compì degli studi moderni sulla rabdomanzia e raccolse il frutto della sua ricerca in un trattato dal titolo “La physique occulte ou Traité de la baguette divinatoire” nel 1693. L’argomento che ha un fondo prettamente scientifico oggi viene identificato con un termine differente, ovvero “radiestesia“.
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Questo termine deriva dalla tesi che alcune persone sono particolarmente ricettive nei confronti di particolari e ipotetiche radiazioni emesse dall’acqua e dai metalli. Una tesi ormai ampiamente superata; di fatto la rabdomanzia o radiestesia che dir si voglia pare sia più attribuibile a un particolare sesto senso, e a una capacità intuitiva dei soggetti capaci, senza contare che ufficialmente una spiegazione definitiva al fenomeno ancora non esiste.
Gli strumenti della rabdomanzia: il pendolo e la bacchetta da rabdomante
Come ogni altra forma di divinazione anche la rabdomanzia si basa sulle capacità individuali dell’operatore che sono la consapevolezza, l’intuito, e una forte carica energetica superiore; oltre alle qualità intrinseche sensitive e paranormali, ma per praticare la rabdomanzia è necessario utilizzare anche degli strumenti; i più comuni sono il pendolino, costituito da un filo sia di fibra naturale o di metallo e un peso all’estremità, e la classica e nota bacchetta di legno biforcuta.
Ma vi sono in uso anche altri tipi di strumenti presso disparate popolazioni, strumenti anche molto originali se vogliamo, ad esempio delle semplici chiavi poste tra le pagine di una Bibbia, metodo italiano, oppure gusci di tartaruga, molto usati in Nigeria, aghi galleggianti sull’acqua, questo è un antico metodo degli indiani Cherokee, e ancora: tavolette in legno, e cordicelle avvolte su bastoncini.
Rabdomanzia: funzionamento e reazioni degli strumenti del cercatore d’acqua
Nell’applicazione della pratica le azioni da compiere sono pochissime, il rabdomante deve sorreggere la bacchetta delicatamente, non stringerla e deve mentalmente porre la domanda, si avrà risposta quando la bacchetta stessa darà l’impressione di essere strattonata verso il basso, cioè verso il terreno; lo stesso vale per il pendolino, che va tenuto per il filo con due dita senza imporre al medesimo nessun movimento, quando incomincerà a oscillare sarà il momento che arrivano risposte alle domande poste.
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Da ricordare che le domande devono essere in forma semplice, basate sul “si” e sul “no”, domande complesse e articolate sono difficili e ostiche. Chi conduce la divinazione con la rabdomanzia deve avere la mente libera e concentrata di modo che la comunicazione tra rabdomante e strumento sia pulita e diretta, un impercettibile tensione muscolare o lieve movimento sono il mezzo di comunicazione tra strumento e operatore ma questo deve avvenire in modo inconscio e da questo deve partire la reazione dello strumento, in un sottile e delicato equilibrio energetico, in uno scambio naturale e segreto.
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