La Santa muerte è l’abbreviazione di Nostra Signora della Santa Morte (in lingua originale Nuestra Señora de la Santa Muerte), si tratta di una divinità messicana di origini pre-colombiane, il cui culto a partire dagli anni 2000, ha avuto una significativa diffusione tanto che oggi si contano tra i 10 e i 12 milioni adepti in Messico e nelle altre aree ispanofone dell’America Latina.
Ma chi è la Santa muerte? La rappresentazione della Santa muerte è quella di uno scheletro femminile, che indossa una lunga veste e che ha in mano uno o più oggetti, generalmente una falce e un globo. La veste può essere di diversi colori. Se si cerca “santa muerte disegno” si possono trovare diverse immagini della figura, le differenze dipendono da devoto a devoto e variano in base alla funzione del rito che le è dedicato.
La Santa muerte deriva dalla dea della morte Mictecacihuatl, una dea azteca, vestita nello stile delle donne dell’Europa medievale, come le statue delle Sante della religione cattolica. Un dea che governava sulle anime dei defunti ed era particolarmente festeggiata in alcuni giorni a lei dedicati.
Il culto della Santa Muerte è un culto misterioso e pittoresco, abbastanza recente nella storia del cattolicissimo Messico, ma che trova le proprie radici nelle tradizioni del popolo azteco e nelle antiche religioni pre-colombiane. È a partire dagli anni 2000 che si inizia a parlare in maniera esplicita e massiccia di Santa Muerte.
Il culto della Santa Muerte ha mixato il Cattolicesimo ed alcuni elementi pagani, mettendo quindi in atto la medesima operazione di sincretismo che si trova, ad esempio, nel Vudu haitiano e nella Santeria caraibica e cubana.
Il culto della Nina Blanca è quindi rimasto nella clandestinità fino al ventesimo secolo, fino ad allora la maggior parte delle preghiere e dei riti venivano celebrati privatamente. A partire dal XXI secolo, in particolare a Città del Messico sono sorte nuove organizzazioni religiose che hanno reso pubblico questo culto.
Oggi, si contano oltre 10 milioni di seguaci di questo culto, oltre a tutti coloro che alla Santa Morte vi si rivolgono solo in casi particolari. Dal Messico il culto si è diffuso in molte altre zone dell’America Latina e dopo la massiccia emigrazione messicana anche negli Stati Uniti.
La Santa Muerte non fa differenza tra bene e male. Darà quello che le si chiede purchè le si dia qualcosa in cambio.
La Santa muerte, si occupa quindi di qualsiasi tipo di problema, le si può chiedere aiuto su svariati argomenti a partire dall’amore alla legge, dalla salute all’economia. Nel contempo, però, non si deve considerare la Santa muerte una santa misericordiosa, ma, al contrario, altamente temuta. Per chiedere un favore alla Santa Muerte occorre avere un valido motivo, altrimenti potrebbe portare via con sé i cari di chi ha osato disturbarla per nulla.
Sono diverse le preghiere dedicate alla Santa muerte eccone una
“A mi Nina Blanca”
Llegaste a mi vida y la llenaste de fe,
al principio tuve miedo,
pero luego comprendì que tù haces mucho bien.
Gracias te doy mi Nina Blanca,
por todas las bendiciones que le has otorgado
a esta devote tuya que quiere estar a tu lado,
porche tù eres esa luz que faltaba en mi camino.
Santissima Muerte, gracias por estar conmigo,
por cuidarme y protegerme.
Mi fe està contigo.”
“Alla mia Nina Blanca ”
Sei entrato nella mia vita e l’hai riempita di fede
all’inizio avevo paura,
ma poi ho capito che fai tanto bene.
Grazie, ti do la mia Nina Blanca,
per tutte le benedizioni che hai dato
a questo tuo devoto che vuole essere al tuo fianco,
portico sei quella luce che mancava sul mio cammino.
Santissima Muerte, grazie per essere con me,
per prendersi cura di me e proteggermi.
La mia fede è con te.”
Ecco un’altra preghiera da rivolgere alla Santissima:
“Signore, nella tua Divina presenza, Dio Onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo, ti chiedo il permesso d’invocare la Santissima Muerte, la mia Bambina Bianca. Ti chiedo umilmente di rompere e spezzare ogni maleficio, incantesimo e oscurità che si presenti nella mia persona, nella mia dimora, nel mio lavoro e nella mia strada. Santissima Muerte, elimina tutte le invidie, povertà, avversioni e inerzie ti chiedo per pietà di concedermi [aggiungere una richiesta]. E che con la tua presenza benedetta illumini la mia casa e il mio lavoro, e così anche per i miei amati, dandoci amore, prosperità, salute e benessere. Benedetta e lodata sia la tua bontà, Santissima Muerte. Signore, ti ringrazio infinitamente perché vedo la tua bontà nelle prove cui mi sottoponi, che perfezionano il mio spirito, Signore, ti rendo grazie, in mezzo a queste prove avrò la tua Benedetta e Santa benedizione. Amen.”
Una volta che si è chiesta la grazia, è necessario dedicare un’ altare a Madrecita che abbia la sua effige sul quale lasciare doni e dove poterla venerare. Si dovrebbe lasciare una rosa e, nel caso in cui questa appassisca durante la notte, significa la Santa ha accettato di esaudire la richiesta.
In Messico la Santa muerte conta tra i 10 e i 12 milioni di devoti. I santuari dedicati alla Santa muerte sono tantissimi. Si tratta di luoghi sacri, di santuari dove tutto indica una forte presenza ultraterrena, amata, venerata e temuta, alla quale si offrono doni, ed alla quale si fanno richieste di varia natura, per buon lavoro, di avere salute, di guadagnare soldi e prosperità e le si dedicano preghiere e offerte in cambio di protezione. Un esempio è il santuario di Sant’Ana Chupitiro, in un piccolo villaggio nelle vicinanze di Patzcuarò. Qui la Santa muerte non ha nulla a che vedere con quelle cristiane.
Ma perchè il culto di Santa muerte si sta diffondendo cosi ampliamente?
Il culto della Nina Blanca rappresenta la manifestazione di un qualcosa che, seppur temuto ed oscuro, è comunque presente nelle vite di ognuno di noi. Un appuntamento ignoto che non si sa quando avrà luogo ma che però è certo per tutti.
Il culto alla morte esiste da tempi remoti ed era presente in particolare presso i “mexica” o aztechi, convinti che i cicli vitali della natura, come il giorno e la notte, sono equivalenti al ciclo vita e alla morte.
Se i defunti continuano ad intervenire nella memoria e nei gesti dei sopravvissuti, vale anche il contrario: i vivi non cessano di agire sui defunti, sui loro resti, sulle loro effigie. La Nina Blanca ci accompagna in ogni momento dell’esistenza, venerarla è un po’ chiederle di essere clemente con noi e con i nostri cari che non sono più tra noi. La Santa Muerte si manifesta, ti sta vicino , ti aiuta e ti ascolta, ma vuole in cambio attenzioni, devozione e venerazione. Non si deve deluderla.
Celebrare il culto della morte significa celebrare la vita. Se per il cristiano, la morte è solo il passaggio dalla vita precaria terrena ad una vita eterna, per altri, come i messicani, la morte è la via alla rinascita del principio delle forze vitali.
Si celebra la morte, perché si aspira alla vita ed alla rinascita.
Il nome Malachia è la latinizzazione del nome galeico Maolmhaodhog ua Morgais divenuto famoso, per i più, per le sue profezie sulle sorti del papato e delle cristianità: le famose profezie di Malachia in latino Prophetia Sancti Malachiae Archiepiscopi, de Summis Pontificibus .
In realtà la sua figura è molto più complessa, Malachia è un monaco che ha svolto un ruolo fondamentale nella storia religiosa dell’Irlanda. La sua opera evangelica ha portato allo smantellamento dei riti pagani della liturgia celtica. Nella religiosità medievale la sua figura ha avuto un forte eco che è arrivato fino ai giorni giorni e che continua a farci porre delle domande. La sua vita svolta al servizio di Dio è sempre stata ammantata da un’aurea di esoterismo che ha fatto passare in secondo piano tutto ciò che i il monaco ha fatto per la Chiesa.
Ha trascorso la sua vita come priore a Bangor, poi come vescovo a Connor e ad Armagh e, infine, come primate d’Irlanda. La sua attività religiosa, instancabile,ed il suo fervore religioso lo hanno portato a conquistarsi il rispetto e la stima delle massime autorità cristiane del tempo, soprattutto da parte di papa Innocenzo II e Bernardo da Chiaravalle.
Malachia si è sempre distinto per la sue attività sia civili che religiose, anche nel suo ruolo di riformatore della vita clericale e fondatore di diverse comunità monastiche, imponendosi sempre come esempio di rettitudine morale ed umiltà. Sono tanti i testi religiosi che portano le testimonianze del suo pensiero. Ha sempre avuto il coraggio di affrontare temi ed argomenti anche di forte impatto sulla mentalità religiosa del Medioevo. E’ stato proclamato Santo da papa Clemente III, il 6 Luglio 1190.
Nonostante tutto ciò che ha fatto, nonostante le rivoluzioni ed i cambiamenti che ha apportato, ciò che ha reso noto ai più questo monaco sono le sue profezie sui papi, famose come le profezie di Malachia. Ma che origini hanno le profezie di Malachia? Si racconta che al termine di un lungo pellegrinaggio a Roma nel 1139, Malachia ha avuto una visione che lo ha fatto cadere in uno stato di trance durante il quale gli sono stati svelati gli eventi futuri della Chiesa, fino alla sua fine.
Pare che il monaco sia stato cosi turbato dalla visione tanto da cadere in un profondo ed irreversibile stato di malattia che lo condusse alla morte.
La sua profezia è stata poi dimenticata per secoli per riemergere nel 1595 grazie al benedettino Arnold de Wion che con la sua opera “lignum Vitae” ha diffuso la storia di Malachia compresa la profezia sui papi.
La riproduzione del testo fatta da Wion è piuttosto criptica ed ermetica, viene esposta sotto forma di una precisa successione di 112 motti simbolici in latino maccheronico che sintetizzano la personalità ed altre caratteristiche di ogni singolo papa che si è succeduto a partire da Celestino II e che culmina con un’oscura frase profetica sulla fine dei tempi e la caduta del papato.
L’elenco dei 112 papi è dunque associato ad una frase da associare ad ogni papa.La lista inizia con Celestino II e sembrerebbe finire con Benedetto sedicesimo, il papa della rinuncia. La profezia lascia intendere, dunque, che Joseph Aloisius Ratzinger sarebbe stato l’ultimo capo della Chiesa cattolica. Ma il pontefice tedesco nel febbraio del 2013 ha sorpreso tutti con la clamorosa rinuncia. Attualmente vive in riservatezza con il titolo di Papa emerito. Una situazione del tutto inattesa e inedita. Al suo posto oggi c’è Francesco, Giorge Mario Bergoglio, eletto il 13 marzo 2013. Potrebbe essere lui, in realtà, l’ultimo successore di Pietro.
Le profezie di Malachia descriverebbero ciascuno dei 111 (o 112, se si include anche il testo conclusivo, che non è un motto) futuri pontefici attraverso un breve motto scritto in latino che sinterizzerebbe le caratteristiche o le peculiarità di ogni papa. Questi motti andrebbero da papa Celestino II fino alla presunta fine dei tempi.
Non tutti i motti hanno la stessa precisione: mentre quelli che si riferiscono ai papi sino quasi alla fine del XVI secolo sono molto accurati, i motti per i pontefici successivi sono molto più vaghi e approssimativi. Vediamone alcuni
1 Ex Castro Tiberi
Celestino (1143-1144)
Nelle profezie di Malachia la prima ha questo breve motto che pare alludere al paese natale di questo papa che era Città del Castello.
2 Inimicus explulsus
Lucio II (1144-1145)
il cognome del papa era Caccianemici, inoltre il papa ebbe un pontificato tormentato che lo porto all’allontanasi dalla corte papale di Roma (da qui potrebbe derivare il termine expulsus)
3 Ex magnitude montis
Beato Eugenio III (1145-1153)
Pietro Pignatelli, nativo di Montemagno (Pisa), racchiude nel paese di origine il significato del motto.
4 Abbas Suburranus
Anastasio IV (1153-1154)
Corrado Suburri fu abate di S. Rudo.
5 De ruro albo
Adriano IV (1154-1159)
Nicholas Breakspear fu il solo Papa nato in Inghilterra, a Saint Albany. Il motto deriverebbe dalla città natale.
6 Ex tetro carcere
Antipapa Vittore IV
Gregorio Conti era Cardinale di S. Vittore, noto carcere milanese.
7 Ex ansere custode
Alessandro III (1159-1181)
La settima delle profezie di Malachiala settima riguarda Rolando Papero Bandinelli. Il motto fa riferimento al cognome del pontefice, che si oppose duramente al Barbarossa, Anser in latino significa “anatra”.
8 De via Transtibertina
Antipapa Pasquale III
Guido da Crema ricoprì il ruolo di Cardinale in S. Maria in Trastevere (Transtibertina).
9 Lux in ostio
Lucio III (1181-1185)
Ubaldo Allucignoli fu Cardinale di Ostia. Il riferimento è sia al nome papale, sia al cognome di origine, sia alla cittadina di Ostia.
10 De Pannonia Tusciae
Antipapa Callisto III.
Cardinale di Tuscolo, proveniva dall’Ungheria, che faceva parte di una vasta regione denominata Pannonia.
11 Sus in cribo
Urbano III (1185-1187)
Uberto Crivelli aveva nel proprio stemma l’immagine di un maiale (sus). La parola cribo, allude inoltre al cognome Crivelli.
12 Ensis Laurentii
Gregorio VIII (1187)
Alberto Mosca era Cardinale di S. Lorenzo in Lucina. Nel suo stemma c’è una spada (ensis)
13 De schola Exiet
Clemente III (1187-1191)
Paolo Scolari, Vescovo di Palestrina. Si riferisce al cognome .
14 De rure bovense
Celestino III (1191-1198)
Giacinto Orsini della Casata dei Borbone.
15 Comes signatus
Innocenzo III (1198-1216)
La quindicesima delle profezie di Malachia, rigurda Giovanni Loterio dei conti di Tuscolo da Segni.
16 Canonicus de latere
Onorio III (1216-1227)
Cencio Savelli, canonico in Laterano.
17 Avis ostiensis
Gregorio IX (1227-1241)
Ugolino dei conti di Tuscolo da Segni, Cardinale di Ostia. Nel suo stemma appare un’aquila (avis)
18 Leo Sabinus
Celestino IV (1241)
Goffredo Castiglioni di Milano, Vescovo di Sabina. Nello stemma c’è un leone.
19 Comes Laurentius
Innocenzo IV (1242-1254)
Sinibaldo dei conti Fieschi, già cardinale di S. Lorenzo in Lucina.
20 Signus Ostiense
Alessandro IV (1254-1261)
Rinaldo dei conti di Segni, Cardinale di Ostia
21 Jerusalem Campaniae
Urbano IV (1261-1264)
Giacomo Troyes Pantaleone, nativo della Champagne e patriarca di Gerusalemme, eletto papa prima di essere nominato cardinale.
22 Drago depressus
Clemente IV (1261-1264)
Guido le Gros di Saint Gilles. Nel suo stemma c’è un’aquila che tiene stretta tra gli artigli un grosso drago.
23 Anguineus vir
Gregorio X (1271-1276)
Teobaldo dei Visconti di Piacenza. Malachia lo indica come “uomo del serpente” (anguineus vir): nel suo stemma c’è un serpente.
24 Concionator gallus
Innocenzo V (1276)
Pietro di Parantasia, di origine francese (gallus) malgrado i soli cinque mesi di pontificato è ricordato come un uomo di chiesa probo ed eccellente predicatore (concionator)
25 Bonus Comes
Adriano V (1276).
Ottobono de’ Conti Fieschi morì prima di essere incoronato papa. Bonus da Ottobono
26 Piscator tuscus
Giovanni XXI (1276-1277)
Pietro di Giuliani, famoso medico e filosofo, Cardinale di Tuscolo. Il suo nome di battesimo era quello del famoso pescatore, primo papa della Chiesa cattolica.
27 Rosa Composita
Niccolò III (1277-1280)
Nello stemma di Giangaetano Corsini c’e una rosa. Venne soprannominato “compositus” perchè nel corso del suo pontificato si impegnò soprattutto nel tentare di riunire la Chiesa latina e quella greca.
28 Ex telonio liliacei Martinii
Martino IV (1281-1285)
Simon de Brie, canonico e tesoriere di S.Martino di Tours in in Francia. Nel suo stemma erano rappresentati alcuni gigli.
29 Ex rosa leonina
Onorio IV (1285-1287)
La ventinovesima delle profezie di Malachia riguarda Jacopo Savelli che aveva come stemma dei leoni attorniati da rose.
30 Picus inter esca
Niccolo IV (1288-1292)
Il motto relativo a Gerolamo di Ascoli Piceno non è ben chiar ha l’ accenno plausibile a quello alla città natale (picus).
31 Ex eremo celsus
Celestino V (1294)
Pietro Anglerio da Morrone fu eremita e fondatore dell’ordine dei Celestini.
32 Ex undarum benedictione
Bonifacio VIII (1294-1303)
Benedetto Caetani. Il motto si riferisce al suo nome di battesimo ed al suo stemma nel ci sono delle onde marine.
33 Concionator patarens
Benedetto XI (1303-1304)
Nicolò Baccasini era nato a Patara e apparteneva all’ordine dei predicatori (concionator)
34 De fascis aquitanicis
Clemente V (1305-1314)
Lo stemma di Bertrand de Got è costituito da fasce parallele. Sotto il suo pontificato avvenne il trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone, vicino all’Aquitania.
35 De sutore orseo
Giovanni XXII (1316-1334)
Giacomo Duése era figlio di un umile calzolaio.
36 Corvus schismaticus
Antipapa Nicolò V.
Pietro Rinalducci, originario di Corvaro, fu tra i maggiori responsabili dello scisma d’Occidente.
37 Frigidus Abbas
Benedetto XII (1334-1342)
Giacomo Fournier, fu eletto papa mentre era abate presso il monastero di Fontanafredda.
38 Ex rosa atrebatesi
Clemente VI (1342-1352).
Pietro Roger di Beaufort fu vescovo di Arras ed aveva un emblema con sei rose.
39 De montibus Pammachii
Innocenzo VI (1352-1362)
Nell’emblema di Stefano Aubert campeggiano sei montagne. Egli fu eletto papa mentre era cardinale dei Santi Giovanni e Paolo, titolo anticamente soprannominato “Pammacchio”.
40 Gallus vicecomes
Urbano V (1362-1370)
Guglielmo Grimoard, francese (gallus), fu Nunzio (comes) presso i Visconti di Milano.
41 Novus de Virgine fortii
Gregorio XI (1370-1378)
Nipote di Clemente VI, Ruggero di Beaufort è stato Cardinale di Santa Maria Nuova (Virgine)
42 De cruce apostolica
Antipapa Clemente VII
Cardinale dei dodici apostoli. Il suo emblema raffigurava una grossa croce.
43 Luna cosmedina
Antipapa Benedetto XIII
Pietro de Luna, fu eletto papa mentre ricopriva il titolo di Cardinale di Santa Maria in Cosmedin.
44 Schismo barcinonicum
Antipapa Clemente VIII
Canonico di Barcellona (barcinonicum) fu fautore di una politica volta a consolidare lo scisma.
45 De inferno pregnani
Urbano VI (1378-1389)
Bartolomeo Prignano, napoletano, è nato in una località denominata “inferno”.
46 Cubus de mixtione
Bonifacio VII (1389-1404)
Lo stemma di Pietro Tommacelli era costituito da cubi.
47 De miliore sidere
Innocenzo VII (1404-1406)
Il motto si riferisce al cognome di Cosma Migliorati ed al suo stemma con una stella.
48 Nauta de Ponte Nigro
Gregorio XII
L’espressione nauta (marinaio-barcaiolo) è stata usata da Malachia per disegnare i papi che provenivano dalla città di Venezia. Angelo Corrier infatti era nato a Venezia ed era stato Cardinale Commendatario di Negroponte.
49 Flagellum solis
Antipapa Alessandro V
Pietro Filargiro aveva uno stemma in cui campeggiava un sole splendente. Malachia lo indica come flagellum perchè ha contribuito a peggiorare e radicalizzare lo scisma del papato.
50 Cervus Sirenae
Antipapa Giovanni XXIII
Baldassarre Cossa era nato a Napoli, città il cui emblema è rappresentato dalla sirena Partenope, ed aveva nello stemma l’immagine di un cervo.
51 Corona veli aurei
Martino V (1417-1431)
L’emblema di Ottone Colonna era una corona dorata.
52 Lupa coelestina
Eugenio IV (1431-1447)
Il simbolo di Gabriele Condolmer, canonico della compagnia dei Celestini, era una lupa.
53 Amator Crucis
Antipapa Felice V
Lo stemma di casa Savpia di cui Amedeo VIII era principe è una croce rossa su campo bianco. L’espressione amator si riferisce probabilmente al tormento interiore ed alle accese controversie che accompagnarono questo papa in tutto l’arco del suo antipontificato.
54 De modicitate lunae
Niccolò V (1447-1455)
Tommaso Parentuccelli era nato a Luni di Sarzana ed apparteneva ad una famiglia molto povera (modicitate).
55 Bos pascens
Callisto III (1455-1458)
Nello stemma di Alfonso de Borgia compare un bue al pascolo.
56 De capra et albergo
Pio II (1458-1464).
Enea Silvio Piccolomini fu segretario dei Cardinali Capranica e Albergatti.
57 De cervo et leone
Paolo II (1464-1471)
Pietro Barbo era stato Cardinale di San Marco Evangelista (che ha per simbolo un leone alato) e Commendatario della Chiesa di Cervia.
58 Piscator minorita
Sisto IV (1471-1484)
Francescano degli ordini minori, Francesco della Rovere era figlio di un umile pescatore.
59 Praecursor Siciliae
Innocenzo VIII (1484-1492)
Giovanni Battista Cybo visse alla corte del re di Sicilia.
60 Bos Albanus in portu
Alessandro VI (1492-1503)
L’emblema di Rodrigo Borgia era um bue. Egli fu Cardinale e Vescovo di Albano e Porto.
61 De parvo homine
Pio III (1503)
Francesco Todeschi. Il motto farebbe riferimento al cognome materno Piccolomini.
62 Fructus Jovis juvabit
Giulio II (1503-1513)
La sessantaduesima delle profezie di Malachia rigurada Giulio II. L’emblema di Giuliano della Rovere era una quercia che nell’antichità veniva ritenuta albero sacro a Giove.
63 De craticule Politiana
Leone X (1513-1521)
Il nome del padre di Giovanni de’ Medici era Lorenzo, santo martirizzato sulla graticola.
L’espressione Politiana deriverebbe invece da Angelo Poliziano di cui egli fu discepolo.
64 Leo florentius
Adriano VI (1522-1523)
Adriano Florentz di Utrecht, ultimo papa non italiano prima di Wojtyla, aveva come stemma un leone.
65 Flos pilae
Clemente VII (1523-1534).
Giulio de’ Medici, fiorentino, aveva nel proprio stemma una palla attorniata da gigli.
66 Hyacinthus medicorum
Paolo III (1534-1549)
Alessandro Farnese, cardinale dei SS. Cosma e Damiano, aveva dei gigli nello stemma.
67 De corona montana
Giulio III (1550-1555).
Giovanni Maria Ciocchi del Monte. Il suo emblema raffigurava due corone.
68 Frumentum floccidum
Marcello II (1555)
Marcello Cervini nacque a Montepulciano. Nello stemma ci sono un cervo e del frumento. L’aggettivo floccidum sta ad intendere la breve durata del suo pontificato di solo 23 giorni.
69 De fide Petri
Paolo IV (1555-1559)
Giampietro Carafa fu promotore del Tribunale della Fede. Il Petri ricorda la “pietra” su cui fu fondata la chiesa.
70 Aesculapii pharmacum
Pio IV (1559-1565)
Giovanni Angelo de’ Medici. Il motto deriva dal cognome della casata. Esculapio, infatti, era considerato il dio della medicina e primo medico della storia.
71 Angelus nemorosus
Pio V (1566-1572)
L’aggettivo nemorosus (boscoso) indica il luogo di nascita (Bosco in provincia di Alessandria) di Michele Ghisleri.
72 Medium corpus pilarum
Gregorio XIII (1572-1585)
Ugo Boncompagni, passato alla storia come l’ideatore del Calendario Gregoriano, aveva nello stemma un mezzo drago e due sfere.
73 Axis in medietate signi
Sisto V (1585-1590).
Felice Perretti aveva come stemma un leone diviso a metà da un’ascia.
74 De rori coeli
Urbano VII (1590)
la settanquattresima delle profezie di Malachia riguarda Giovanbattista Castagna chè è stato Arcivescovo di Rossano, cittadina nella quale tradizione si dice fosse caduta la manna dal cielo.
75 De antiquitate urbis
Gregorio XIV (1590-1591)
Nicola Sfrondati proveniva dall’antica cittadina di Cremona.
76 Pia civitas in bello
Innocenzo IX (1591)
Il motto indica il ruolo di sostegno del suo pontificato in un periodo storico caratterizzato da cruente guerre.
77 Crux romulea
Clemente VIII (1592-1605)
Ippolito Aldobrandini apparteneva ad una famiglia originaria di Roma ma da tempo radicatasi a Firenze. Nel suo stemma c’è una croce romana.
78 Undosus vir
Leone XI (1605)
Il motto si riferisce probabilmente alla brevissima durata del suo pontificato.
79 Gens perversa
Paolo V (1605-1621)
Camillo Borghese pare avesse cambiato (perversum) il suo cognome (gens) da laico.
80 In tribulatione pacis
Gregorio XV (1621-1623).
Alessandro Ludovisi, istitutore della “Propaganda Fide”, nel corso di tutto il suo pontificato è stato faticosamente impegnato a sedare guerre e controversie politiche.
81 Lilium et rosa
Urbano VIII (1623-1644).
Lo stemma di Maffeo Barberini era animato da api che volano su gigli e rose.
82 Jacunditas crucis
Innocenzo X (1644-1655)
Giovanni Battista Pamphily è stato proclamato papa nel giorno dell’esaltazione della croce.
83 Montium custus
Alessandro VII (1655-1667)
Lo stemma di Fabio Chigi rappresentava tre colline su campeggiava una stella. Questo papa istituì nella capitale un Monte di Pietà.
84 Sidus olorum
Clemente IX (1667-1669)
L’elezione di Giulio Rospigliosi avvenne nella camera dei cigni (olorum).
85 De flumine magno
Clemente X (1670-1676)
Emilio Altieri fu eletto papa in un giorno in cui il fiume Tevere era in piena (flumine magno)
86 Bellua insatiabilis
Innocenzo XI (1676-1689)
Benedetto Odescalchi aveva nello stemma un’aquila e un leone.
87 Poenitentia gloriosa
Alessandro VIII (1689-1691)
L’elezione di Pietro Ottobuoni avvenne nel giorno di San Brunone, Santo ricordato per essere stato uno dei più grandi penitenti della Chiesa cattolica.
88 Rastrum in porta
Innocenzo XII (1691-1700)
Antonio Pignatelli apparteneva all’omonima illustre casata napoletana che risiedeva presso una porta della città soprannominata “del rastrello”.
89 Flores circumdati
Clemente XI (1700-1721)
la ottanovesima delle profezie di Malachia riguarda Giovanni Francesco Albani che aveva uno stemma incorniciato da fiori.
90 De bona religione
Innocenzo XIII (1721-1724).
Michelangelo Conti ha condannato duramente ogni forma di eresia ed in particolare Giansenismo e Quietismo.
91 Miles in bello
Benedetto XIII (1724-1730)
Pier Francesco Orsini. L’epoca del suo pontificato fu caratterizzata da aspre guerre di successione.
92 Columna excelsa
Clemente XII (1730-1740)
Lorenzo Corsini è ricordato sopratutto per i grandi e lussuosi edifici che fece erigere.
93 Animal rurale
Benedetto XIV (1740-1758)
Prospero Lambertini di Bologna è stato uno dei Papi più amati della storia, ma non è chiaro a cosa si riferisca Malachia.
94 Rosa Umbiae
Clemente XIII (1758-1769)
Durante il pontificato di Carlo Rezzonico è stato istituito l’ordine francescano che ebbe la sua prima sede in Umbria.
95 Ursus velox
Clemente XIV (1769-1774)
Lorenzo Ganganelli aveva nel proprio stemma l’immagine di un orso.
96 Peregrinus Apostolicus
Pio VI (1774-1799)
Il motto si spiega con le vicissitudini che questo Papa ha dovuto affrontare.
97 Aquila rapax
Pio VII (1800-1823)
Gregorio Barnaba discendente dei conti Chiaramonti fu fatto prigioniero da Napoleone Bonaparte il 3 luglio 1809. In questo caso l’aquila rapace starebbe ad indicare lo stemma napoleonico, su cui campeggiava proprio un’aquila.
98 Canis et coluber
Leone XII (1823-1829)
Annibale della Genga è stato definito dai suoi collaboratori fedele alla causa della Chiesa come il cane ed allo stesso tempo prudente nei suoi attacchi come un serpente.
99 Vir religiosus
Pio VIII (1823-1830)
Il misticismo è stato una delle maggiori caratteristiche del pontificato di Francesco Saverio dei Castiglioni.
100 De balneis Etruriae
Gregorio XVI (1831-1846)
Bartolomeo Alberto Cappellari era stato generale dell’ordine dei Camaldolesi, ordine nato in terra di Etruria, nella regione il cui nome romano era Balnea, per il fatto che era ricca di acque termali.
101 Crux de cruce
Pio IX (1846-1878)
Durante il pontificato di Giovanni Maria Mastai Ferretti, il più lungo di tutta la storia, Roma divenne capitale dell’Italia unita. Lo stemma della dinastia sabauda è una croce bianca in campo rosso: sulla città di Roma alla croce papale si sovrappose quella sabauda.
102 Lumen de coelo
Leone XIII (1878-1903)
L’emblema di Gioacchino Pecci era una stella cometa sullo sfondo del cielo.
103 Ignis ardens
Pio X (1903-1914)
Per la sua bontà e la sua ardente fede, Giuseppe Sarto fu proclamato santo. Si potrebbe anche ricordare con quanto zelo egli combatté il Modernismo.
104 Religio depopulata
Benedetto XV (1914-1922)
Il pontificato di Giacomo della Chiesa fu funestato dagli avvenimenti della Grande Guerra e dai numerosi lutti che ne conseguirono. Il motto sembra riferirsi all’enorme numero di cattolici che caddero sul fronte di guerra, ma forse di riferisce alla terribile epidemia di spagnola, che fece ancora più vittime partendo proprio dalla Spagna, un paese cattolico.
105 Fides intrepida
Pio XI (1922-1939)
La fede di Achille Ratti, nativo di Desio, lo indusse a lanciare coraggiosi anatemi contro il comunismo e in particolare contro il fascismo ed il nazismo rampante (enciclica Mit Brennender Sorge, “Con ardente preoccupazione”).
106 Pastor angelicus
Pio XII (1939-1958)
Eugenio Pacelli fu pastore della chiesa nel corso della seconda guerra mondiale e nel difficile periodo della ricostruzione post-bellica toccò il compito di essere la guida spirituale e materiale di un mondo che si preparava a risorgere dalla ceneri della guerra. A papa Pio XII fu dedicato un film che portava come titolo proprio “Pastor Angelicus”.
107 Pastor et nauta
Giovanni XXIII (1958-1963)
Angelo Roncalli era di umili origini (pastor), fu Patriarca di Venezia (nauta) e traghettò la Chiesa nel mare ignoto della modernità attraverso il Concilio Vaticano II. Tra i papabili del Conclave del 1958 c’era il cardinale francoarmeno Agagianian, il quale sullo stemma aveva un pastore e un’ancora. Se fosse stato eletto lui, la profezia si sarebbe realizzata davvero in modo clamoroso!
108 Flos florum
Paolo VI (1963-1978)
“Flos Florum”, cioè fiore dei fiori, secondo il simbolismo floreale è il giglio. Nello stemma di Giovanbattista Montini appaiono difatti tre gigli.
109 De medietate lunae
Giovanni Paolo I (1978)
Il pontificato di Albino Luciani, già Patriarca di Venezia, è definito “il tempo di una luna” con riferimento al mese lunare. Infatti il suo pontificato durò dal 26 agosto al 28 Settembre 1978: solo 33 giorni! Forse il “medietate” del motto va invece inteso come “mediazione”, nel senso di un pontificato di transizione data la sua brevità.
110 De labore solis
Giovanni Paolo II (1978 – 2005)
Karol Wojtyla è ricordato come il papa polacco, Malachia si riferisce al fatto che egli proviene da un paese dell’est (levante del sole); ma c’è anche chi ha appuntato l’attenzione sull’enorme lavoro di diffusione della fede intrapreso durante il suo pontificato: egli è il Papa che in assoluto ha visitato più paesi del mondo, ed ha portato la Chiesa a possedere un “regno” su cui sembra non tramontare mai il sole.
111 De gloria olivae
Benedetto XVI (2005 – 2013)
La centounidicesima delle Le profezie di Malachia indicail successore di Giovanni Paolo II, il cardinale tedesco Joseph Ratzinger, attraverso il segno dell’ulivo, simbolo di pace: egli stesso nella sua prima Udienza Generale del 27 aprile 2005 ha voluto richiamarsi a Benedetto XV, il Papa che tentò in ogni modo di porre fine alla prima guerra mondiale: “egli”, ha detto Ratzinger, “fu coraggioso e autentico profeta di pace, e si adoperò con strenuo coraggio dapprima per evitare il dramma della guerra, e poi per limitarne le conseguenze nefaste. Sulle sue orme desidero porre il mio ministero a servizio della riconciliazione e dell’armonia tra gli uomini e i popoli, profondamente convinto che il grande bene della pace è innanzitutto dono di Dio”.
Ma, come è stato segnalato, Benedetto XVI presenta altre sorprendenti attinenze con il motto di Malachia. Innanzitutto i membri dell’ordine benedettino sono noti anche come “olivetani”. Ancor più impressionante è il fatto che Ratzinger sia nato nel Sabato Santo del 1927, il 16 aprile, al culmine del periodo pasquale. Tutto il periodo è difatti sotto il segno dell’Ulivo.
? Petrus romanus
L’ultimo papa prima della fine del mondo. Il nome è quanto mai suggestivo: mentre Pietro I fu il primo pastore della Chiesa cattolica, detentore delle chiavi del cielo, Pietro II dovrà restituire il mandato e chiudere per sempre le porte del mondo. A quest’ultimo papa che chiude la profezia, Malachia ha voluto dedicare alcuni versi latini:
“In persecutione extrema sacrae romanae ecclesiae sedebit Petrus romanus, qui pascet oves in multis tribulationibus; quibi transactis, civitas septis collis diruetur, ed Judex tremendus judicabit populum suum. Amen.”
La traduzione è: “Durante l’ultima persecuzione della Santa Romana Chiesa, siederà Pietro il romano, che pascerà il suo gregge tra molte tribolazioni; quando queste saranno terminate, la città dai sette colli sarà distrutta, ed il temibile giudice giudicherà il suo popolo. E così sia.”
E’ indubbio che le profezie destino stupore, alcune sono precise e mirate. E’ davvero difficile sostenere che si tratti solo di coincidenze, di cose adattabili a chiunque.
]]>Ci sono diversi modi per comunicare con l’aldilà tutti necessitano di una certa sensitività Tra i sistemi più noti ci sono la metafonia, le sedute spiritiche e la scrittura automatica.
Vediamo da vicino cos’è la scrittura automatica chiamata anche telescrittura, pneumografica o scrittura medianica .
La scrittura automatica è una forma antichissima di contatto con gli spiriti, si tratta di un processo di scrittura di frasi che non arrivano dal pensiero cosciente dello scrittore. Può avvenire in stato di trance, ma anche in maniera cosciente ma senza la consapevolezza di ciò che si sta scrivendo.
La scrittura automatica consente di entrare in contatto non solo con i propri cari già trapassati ma anche con personaggi noti della storia oltre che con persone sconosciute.
Il termine “scrittura automatica” è stato impiegato per la prima volta nel 1861 da Allan Kardec, il padre dello spiritismo francese, che lo definiva il metodo più facile per entrare in contatto con gli spiriti.
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Ci sono parecchi esempi di romanzi realizzati tramite la scrittura automatica: Goethe in stato incosciente compose le sue poesie, William Blake scrisse il poema Jerusalem con la scrittura automatica. Tramite Pearl Leonore Curran la personalità di Patience Worth dettò nel 1913 il poema Telka in sole 35 ore: si trattava di 70.000 parole in inglese arcaico anteriore al 1600.
Gustavo Adolfo Rol dipingeva con lo stile di Ravier e di Kandinsky. Medium disegnano il ritratto di defunti a loro sconosciuti, che poi si rivelano parenti di una persona presente alle sedute.
Non si tratta di un atto voluto o deliberato ma si verifica spontaneamente, chi scrive non ha la consapevolezza del contenuto delle frasi che possono venire capovolte, scritte al contrario e quindi può essere necessario uno specchio. La scrittura automatica può essere velocissima, illeggibile soprattutto per i principianti, viene scritta con una calligrafia diversa dalla calligrafia ordinaria di chi scrive. Stile e contenuto sono di livello superiore rispetto a ciò che la persona riuscirebbe a scrivere.
Chi scrive non sa cosa ha scritto fino a che il testo non è completo, quindi la scrittura automatica prevede la conoscenza “in differita” del messaggio finale.
Non occorrono grandi strumenti per praticare la scrittura automatica: alcuni fogli, una penna e l’atmosfera giusta. In tal senso molta importanza lo riveste l’ambiente dove praticare la scrittura automatica che deve essere tranquillo, rilassante, silenzioso o eventualmente con un lieve sottofondo. Deve essere un luogo adatto a fare emergere l’inconscio cosi da poter interfacciarsi con le entità.
Oltre la location è fondamentale il giusto stato che eviti qualunque forma di irrigidimento sia mentale che fisico.
Chi pratica la scrittura automatica ottiene lo stato giusto con modi differenti: fissando un bicchiere pieno d’acqua, fissando una candela, facendo un po’ di meditazione, recitando una preghiera. L’atteggiamento deve essere rilassato, in quel momento chi scrive è una sorta di canale, uno strumento vero e proprio.
Ci sono Medium che hanno l’abitudine di scrivere le domande sui fogli che useranno, altri che preferiscono non fare domande e non usare tracce.
Nel momento in cui si comincia a scrivere si inizia a sentire un leggero torpore per tutto il braccio, una sorta di aumento di pressione, un leggero fremito,e la mano inizia a muoversi. I primi scritti saranno cerchi, aste, spirali, parole senza senso. Difficilmente nelle prime sedute si riuscirà a scrivere frasi compiute. Con il tempo la tecnica si affinerà e si arriverà a risultati soddisfacenti.
I primi risultati di scrittura automatica saranno vari e curiosi: sul foglio appariranno parole con maggiore o minore significato, caratteri e stile non corrisponderanno mai a quelli di chi scrive .
La scrittura si produrrà spontaneamente, talvolta come risposta a domande che verranno pronunciate a bassa voce.
Generalmente la scrittura automatica presenta delle caratteristiche tipiche:
La scrittura automatica è una vera e propria disciplina che deve essere avvicinata con maturità e serietà, occorre seguire delle regole base per praticarla. Vediamole
Una delle domande più frequenti inerenti la scrittura automatica è se è pericolosa. In teoria no, ma occorre fare sempre molta attenzione in quanto la scrittura automatica apre un canale di comunicazione che occorre saper gestire. Per questo motivo è fondamentale sottolineare che la scrittura automatica seppur fattibile teoricamente da chiunque è comunque una disciplina che è gestibile solo da chi possiede una certa sensitività oltre che le altre doti necessarie. Non ci si deve cimentare nella scrittura automatica cosi tanto per fare, meglio affidarsi a chi sa praticarla. Se qualcuno dei nostri cari vuole darci un messaggio troverà senz’altro il modo di farcelo arrivare.
]]>L’esperienza di premorte (chiamata anche NDE Near Death Experience) è un fenomeno vissuto da chi viene considerato clinicamente morto, da chi è vicino alla morte o che è in imminente pericolo di morte. Sono state raccolte testimonianze di esperienze di premorte da persone andate in ipotermia, che hanno subito un intervento chirurgico, o che sono rimaste coinvolte in un grave incidente d’auto, che hanno avuto un arresto cardiaco, o che hanno avuto shock a seguito di emorragia, o un colpo apoplettico, o un quasi affogamento.
Per un breve periodo la loro attività cerebrale misurabile è cessata, per un breve periodo queste persone sono state vicinissime alla morte, in uno stato di premorte. Ma le esperienze di premorte vengono raccontante anche da malati terminali e questo tipo di racconti non è raro nemmeno tra persone che hanno vissuto dei periodi di coma. In rari casi, sono state raccontate esperienze simili a quelle di premorte da persone che, seppur non erano vicino alla morte, stavano vivendo una situazione estrema come un forte dolore o una profonda meditazione.
Chi racconta l’esperienza di premorte è quindi un “sopravvissuto” uno “scampato alla morte” o qualcuno che alla morte ci è andato talmente vicino da raccontarla.
I dettagli delle esperienze di premorte cambiano da persona a persona ma ci sono molti punti in comune tra le diverse testimonianze.
C’è chi racconta di essersi visto dall’alto, da una prospettiva esterna al proprio corpo fisico (nota anche come esperienza extracorporea), di aver provato una sensazione di calma e benessere, c’è chi afferma di essersi trovato in un tunnel e di essersi diretto verso una luce, c’è chi racconta di aver rincontrato i propri cari defunti, chi ha descritto perfettamente dettagli ed eventi accaduti intorno a loro mentre erano incoscienti o clinicamente morti.
Tutti i racconti sono accomunati dal fatto che le esperienze sono facili da ricordare, vivide come racconti di cose realmente accadute.
Nelle esperienze di premorte scompare completamente il concetto di tempo. Nessuno è mai stato in grado di quantificare la durata dell’esperienza, ma ciò che è più sorprendente è che il paziente può spostarsi da un luogo a un altro semplicemente desiderandolo.
Anche se ogni testimonianza è a se, pare che le esperienze di premorte si sviluppino generalmente in quattro fasi:
I tratti ricorrenti delle esperienze di premorte sono:
La cosa straordinaria delle esperienze di premorte è che tutti coloro che l’hanno vissuta hanno profondamente cambiato il modo di approcciarsi alla vita. Hanno eliminato del tutto la paura di morire, hanno rafforzato la sentitività e l’intuito. La nde ha un impatto indelebile sulla vita di quanti ne hanno fatto esperienza.
I pazienti che hanno sperimentato un’esperienza di premorte riportano mutamenti notevoli nel loro carattere, il fattore comune è la totale perdita della paura della morte che viene vista come il passaggio a una dimensione straordinaria.
Acquisiscono la profonda convinzione che hanno uno scopo ben preciso nella vita.
Da alcuni studi è emerso che chi ha vissuto un’esperienza di premorte è meno stressato, più obiettivo, più amorevole e più comprensivo.
C’è chi ha affermato di aver fatto molta fatica a tornare alla vita quotidiana, c’è chi ha cambiato lavoro, c’è chi ha manifestato la necessità di rinnovare la propria vita.
Le testimonianze di esperienze di premorte sono sempre più frequenti perché i malati che sopravvivono, grazie alle moderne tecniche di rianimazione ed al miglioramento delle cure per chi subisce un trauma cerebrale, sono più numerosi .
I racconti di esperienze di premorte partono già dal Medioevo, anche se il termine “esperienza pre-morte” è stato coniato quando la ricerca scientifica moderna ha inziato ad occuparsi del fenomeno, nel 1975.
Il pioniere della ricerca scientifica sulle esperienze di premorte è il Dottor Raymond A. Moody. Il medico nel corso degli studi sulla NDE ha pubblicato un libro che raccoglie le esperienze di premorte “Life After Life”
Oltre a Raymond A. Moody Sono tanti i medici che si sono cimentati in ricerche scientifiche per spiegare le esperienze di premorte
Pim van Lommel, cardiologo olandese, ha dedicato la vita a studiare i fenomeni di Nde. Il medico afferma che il percorso a ritroso che dalla premorte porta alla vita terrena cambia in modo totale la persona che ha vissuto l’esperienza.
Nel suo libro “La coscienza oltre la vita” il medico elenca una rassegna delle diverse tipologie di Nde che talvolta consistono in una sensazione rinfrancante di passaggio attraverso un tunnel, verso una luce, altre volte consentono l’osservazione del proprio corpo dall’alto.
L’analisi delle esperienze di premorte ha portato il medico olandese a ipotizzare l’esistenza di una coscienza onnipervadente che va al di là dello spazio e del tempo e che sorregge le nostre coscienze individuali.
La maggior parte dei neuroscienziati, considera la coscienza come un prodotto del cervello, giustifica le esperienze di premorte come una residua attività cerebrale non misurabile con l’elettroencefalogramma ma la spiegazione non riesce a dare risposte sul come, ad esempio, il paziente possa descrivere esattamente ciò che avveniva nella stanza mentre lui era incosciente. Si tratta di una spiegazione che non convince neppure i medici stessi, una “coperta corta” come viene definita da chi, da medico scettico, si è poi ricreduto.
Studi molto interessanti sulla premorte sono stati condotti dalla Dottoressa Elisabeth Kùbler-Ross, considerata la fondatrice della psicotanatologia ossia il sostegno psicologico dinnanzi alla morte per pazienti terminali e per i loro parenti.
Fin dall’inizio della sua carriera ha sempre sostenuto che la morte non esiste ma è solo un passaggio ad una dimora più bella, l’immagine con la quale la Dottoressa Elisabeth Kùbler-Ross dà della è quella di una farfalla uscita dal bozzolo.
La morte è il passaggio da una dimora ormai logora ad un’altra più bella.
Oltre alle testimonianze raccolte dal medici ci sono quelle raccontate da chi ha vissuto la NDE, persone comuni, persone famose, persone credenti e persone atee. Le esperienza di premorte non fanno distinzione alcuna.
L’attrice Elizabeth Taylor, ha raccontato di aver vissuto un’esperienza di premorte durante un intervento chirurgico avvenuto nel 1962. L’attrice racconta di aver visto i medici che tentavano di rianimarla, di essersi diretta verso un tunnel e di aver visto il suo terzo marito, Mike Todd, morto in un incidente aereo quattro anni prima. La Taylor racconta che avrebbe voluto restare con lui ma Todd l’ha esortata a tornare indietro perché aveva ancora molte cose da fare. L’attrice si è svegliata quando i dottori avevano già annunciato la sua morte.
Le esperienze premorte sono considerate da molti come la più importante prova empirica dell’esistenza di una vita dopo la morte, una prova del fatto che la morte non esiste. Queste esperienze sono di grandissimo conforto per chi sta vivendo un lutto: il sapere che un giorno potrà rincontrare chi pensa di aver perduto per sempre cambia completamente l’approccio con l’evento luttuoso. Sapere che la morte non esiste, che siamo qui per uno scopo ben preciso cambia profondamente il modo di vivere la vita terrena.
Ma vorrei che ascoltaste direttamente dalle persone che hanno vissuto questa esperienza, in questo video ve le raccontano con le loro parole, con la loro emozione ancora viva
]]>Con il termine Metafonia ci si riferisce alla captazione, per mezzo di strumenti tecnici, di parole e frasi e suoni che non provengono dall’ambiente circostante, né da altre fonti terrene, ma bensì dall’aldilà.
Si può quindi affermare che la metafonia è un modo di comunicare con chi si trova nell’aldilà. In molti la utilizzando per parlare con i propri cari che sono passati “a miglior vita”. Ma come possono i trapassati parlare attraverso una radio? Perché non parlano direttamente senza l’ausilio di apparecchi? Semplice: non hanno le corde vocali. Quindi sfruttano le onde elettromagnetiche per dare “voce fisica” alla loro voce non fisica.
La metafonia nasce nel momento in cui l’uomo ha scoperto l’esistenza delle onde radio. Guglielmo Marconi e Thomas Edison furono tra i primi a rendesi conto dell’esistenza delle cosiddette “voci anomale” che si presentavano durante alcune normali trasmissioni radio.
Già nel 1934, durante una seduta spiritica fu premesso che “negli anni a venire sarebbe stato scoperto nel campo dell’elettromagnetismo, qualcosa che avrebbe consentito di parlare coi defunti in maniera diretta».
Ma il via ufficiale alla ricerca metafonica in tutto il mondo avviene nel 1959 per mezzo del regista documentaristico Friedrich Jurgenson, che mise in funzione un registratore per registrare il canto degli uccelli, e che al riascolto, udì la voce di sua madre, trapassata a suo tempo, che lo chiamava per nome. Da allora i registra si dedicò alla ricerca metafonica e raccolse migliaia di voci di defunti conosciuti e non.
Uno dei più grandi ricercatori sulla metafonia è Marcello Bacci, che ha raggiunto risultati strabilianti con la sua radio a valvole.
Un’altra coppia che esegue metafonia ai massimi livelli è quella dei coniugi Desideri di Sinalunga (Siena), che impiegano il sistema del nastro rovesciato.
Si tratta del metodo ancora oggi più utilizzato fra gli sperimentatori, è indispensabile l’assenza nell’ambiente, di voci umane e la presenza di leggeri rumori di fondo, per consentire alle entità di impiegare il campo magnetico generato dall’interazione fra la membrana del microfono e la testina di incisione.
Chi preferisce può usare il computer oppure la radio sintonizzandosi ( in SW ) su emittenti straniere e registrando le frasi o su un nastro, o sul computer, per poi poterle riascoltare.
In caso si successo si udiranno voci in lingua italiana che pronunciano frasi di senso compiuto o che danno risposte alle eventuali domande.
Un altro metodo introdotto da Gigliola Della Bella, che consente, se la sperimentazione ha successo, di ottenere frasi più lunghe ed elaborate. Si tratta di usare un nastro rovesciato precedentemente magnetizzato con frasi pronunciate dai presenti o con qualsiasi altra registrazione e poi rovesciato, per farlo scorrere al contrario. In caso di successo si potranno udire parole e frasi di senso compiuto che avranno in comune con le parole registrate (e riascoltate al contrario) solo alcune sillabe in comune. Le Entità sfruttano dunque le sillabe che trovano nella “ base ” risparmiando, così, molta energia.
La posizione della chiesa sull’argomento è oggi tollerante. Secondo il catechismo moderno, Dio permette ai nostri cari defunti, che vivono in una dimensione ultra-terrena, di inviare messaggi per aiutarci in determianti momenti difficili della nostra vita. La Chiesa oggi non vieta più il dialogo con i morti, apurché i contatti siano motivati da seri propositi religiosi e scientifici (pubblicato sul quotidiano vaticano L’Osservatore Romano – citato su Sarah Estep’s American Association Electronic Voice Phenomena, Inc Newsletter, Vol 16 No, 2 1997 ).
E’ bene premettere che per fare metafonia non è tanto importante lo strumento che si usa quanto l’atteggiamento che si ha durante gli esperimenti. La pazienza e la fede sono gli strumenti principali.
Premesso ciò, gli strumenti impiegati per la pratica della metafonia sono generalmente il registratore, la radio ed il computer. Non ci si devono aspettare dei risultati sorprendenti, non si tratta di frasi chiare e limpide, o almeno non sempre ma in alcuni casi i risultati sono sorprendenti.
Se ci si orienta per il primo strumento, ossia per il registratore, si può usare un nastro vergine da collocare in un ambiente dove non ci siano voci umane ma dove ci sono altri suoni che saranno usati dai trapassati come “gancio”. Quindi è bene seguire l’esempio di Friedrich Jurgenson, che è stato il pioniere di questo sistema, e recarsi in un ambiente dove sono presenti solo i suoni della natura.
Il registratore può essere usato anche con il metodo “rovesciato” ossia ascoltando una precedente registrazione al contrario.
Se si opta per la radio si dovrebbe optare per banda corta SW e si dovrebbe sintonizzare su un canale straniero così da poter distinguere le voci in italiano. In alcuni casi si possono ottenere delle risposte abbastanza chiare, sia come ampiezza che come profondità del suono registrato, in altri casi non si riesce neppure a dare un’ interpretazione approssimativa ai messaggi.
Tra tutti i sistemi oggi il più facilmente praticabile è senza dubbio il pc, vediamo passo dopo passo come fare.
Usando il registratore del PC, a seconda della scheda audio, è possibile ottenere voci sussurrate, ma chiare. Ci sono anche diverse app per metafonia con cellulare, ma non ne parleremo adesso.
Se il computer ha la possibilità di settare i parametri audio è consigliabile impiegare il wav e non l’MP3, quindi si imposta il pc e si può installare un programma per metafonica. Ce ne sono di potenti e gratuiti e consentono di fare ottime registrazioni.
Si deve creare la base, che può essere una radio ad onde corte, ma che possono essere anche dei podcast online di lingua araba e tedesca (solo parlati senza musiche di sottofondo) , si abbassa il volume si pongono eventuali domande si alza il volume ad un livello accettabile e si registra con il programma installato per circa 3-4 minuti.
Si seleziona il tracciato audio registrato e si riascolta la registrazione al contrario.
Personalmente ho avuto modo di ascoltare più volte messaggi provenienti dall’aldilà e registrati con un registratore. Gli esperimenti erano compiuti sia da medium che da amatoriali (genitori che volevano comunicare con il figli): i risultati erano molto simili a livello qualitativo in entrambi i casi. Le voci chiare e definite con il timbro molto simile se non uguale a quello che le persone avevano in vita mi ha molto colpito.
Cosi come la coerenza delle frasi. Si tratta di elementi che provano in maniera inequivocabile che il colloquio diretto tra noi e loro è una possibilità concreta e fattibile.
E’ da tenere sempre presente che seppur la voglia di comunicare è molta (e sono sicura lo sia da entrambe le parti) occorre sempre utilizzare con parsimonia questi strumenti e sfruttarli solo per motivi spirituali seri e validi. Il filo che collega noi e i nostri cari c’è sempre, di questo dobbiamo esserne certi e consapevoli e nel momento in cui loro abbiano bisogno di mettersi in contatto con noi, sicuramente troveranno il modo per farlo. Noi, per parlare con loro, possiamo anche solo chiudere gli occhi e pensare a ciò che vogliamo dire.
In questo video un esperimento di metafonia eseguito da Marcello Bacci
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Le sedute spiritiche sono il modo più diffuso per mettersi in contatto con i defunti. Temute, derise, abusate, rappresentano una pratica che, anche se nota, non è ancora ben chiara a tutti. E non tutti possono praticarla. Andiamo a vedere da vicino di cosa si tratta.
Tutti ne abbiamo sentito parlare, ci hanno dedicato dei film, libri e trattati, ma sappiamo veramente di cosa si tratta? La seduta spiritica nota anche anche con il nome di seduta medianica, ed è una delle pratiche più diffuse nello spiritismo.
Si tratta di una riunione di persone che vogliono entrare in contatto con entità spirituali, per rivolgere loro domande specifiche, generalmente la seduta spiritica è guidata da un medium che funge da tramite. La location è solitamente una zona al chiuso, attorno ad un tavolo rotondo, è sempre preferibile un ambiente poco ammobiliato, con luce soffusa, meglio se con candele bianche.
I partecipanti alla seduta spiritica sono seduti attorno al tavolo, si tengono per mano formando una catena, sono concentrati ed in silenzio così da consentire al medium di sfruttare l’energia del gruppo per stabilire un “contatto” con l’aldilà.
La manifestazione dell’entità può avvenire in diversi modi: attraverso la tecnica della trance che consente allo spirito di inviare messaggi usando il medium che parlerà, dunque, per suo conto, oppure attraverso l’utilizzo dei colpi che fungeranno da risposte alle domande, o, ancora, tramite l’impiego della tavola Ouija.
Uno dei metodi più utilizzati è quello del bicchiere rovesciato al centro di un tavolo dove sono state disposte in cerchio le 21 lettere dell’alfabeto, al posto del bicchiere può essere usato anche un piattino, ma sempre rovesciato.
E’ molto importante che alla seduta spiritica non partecipino bambini o adolescenti, nemmeno come spettatori, e non devono essere presenti neppure nei locali adiacenti a quello dello svolgimento del rito, i bambini sono un tramite potente ma potrebbero essere esposti anche a un grande pericolo soprattutto se addormentati. E anche le persone particolaremente impressionabili non dovrebbero mai partecipare o assistere ad una seduta spiritica
Innanzitutto è bene premettere che la seduta spiritica non è un gioco, questo bisogna sempre tenerlo ben presente. Per fare una seduta spiritica ci vogliono le condizioni giuste e le persone giuste. Le persone che vi partecipano devono essere tutte consapevoli, seriamente interessate, con una fede comune nella pratica. Chi è diffidente, chi non crede, chi partecipa tanto per fare, farebbe bene a non partecipare poiché si rischia di essere un elemento di disturbo all’evocazione e di diventare bersaglio di qualche spirito negativo.
C’è tutta una serie rituali da seguire prima di iniziare la seduta spiritica, durante la seduta e al termine della seduta. Ci sono accorgimenti di protezione da mettere in atto e particolari tecniche di evocazione; tutto questo deve essere condotto da chi possiede un’ ottima competenza, non ci si può improvvisare perché le sedute spiritiche possono rivelarsi pericolose per alcuni o tutti i partecipanti, con conseguenze talvolta molto spiacevoli.
Se non vengono osservate alla lettera tutte le precauzioni è possibile incorrere in gravi problemi di controllo delle entità evocate. Molte sedute spiritiche andate male sono il risultato della leggerezza con la quale sono state affrontate e della poca competenza.
Qua la questione è aperta da sempre: ci sarà sempre chi dirà che le sedute spiritiche sono un’invenzione o che sono frutto della suggestione collettiva. Per fortuna c’è la libertà di pensiero ma, ad oggi, non sono note testimonianze di chi ha partecipato ad una seduta spiritica eseguita da professionisti e che abbia parlato di finzione. Sono invece note testimonianze contarie, ossia di persone che sono partite scettiche e si sono ricredute. La storia è piena di storie di sedute spiritiche con partecipanti illustri.
Le sedute spiritiche sono vere, si tratta di esperienze comprovate e ammesse anche dalla Chiesa; il significato dell’evocazione dei morti è legato a profonde credenze, in particolare al bisogno di chi ha perso una persona cara di poter ancora comunicare con lei, infatti lo scopo delle sedute spiritiche è proprio quello di evocare i defunti per fare loro delle domande, per parlare con gli spiriti che rispondono alla chiamata, e per sapere con esattezza cosa c’è veramente nell’aldilà.
Purtroppo ci sono state molte truffe che hanno quindi accentuato la diffidenza sulla spinosa questione delle sedute spiritiche che, ripeto, devono essere condotte da un medium pratico.
Evocare uno spirito non è una cosa semplice, i metodi sono di diverso tipo ma non funzionano senza i presupposti indispensabili; ossia non sempre il defunto invocato decide di presentarsi può succedere invece che subentri qualche altra anima o addirittura Satana o altre presenze negative. Il medium chiama uno spirito guida che funge da intermediatio e che scongiura il rischio di intromissioni di entità negative. Nel caso in cui il medium chiede un’evocazione l’entità si paleserà all’esterno restando scissa dalla coscienza dei presenti. In caso invece di invocazione lo spirito si impossessa del corpo del medium, lo prende in prestito mandando in trance il medium e lo utilizza per comunicare. Il medium potrebbe anche non entrare in trance.
Tra i fenomeni che si possono presentare ci sono la lievitazione del tavolo, il movimento e lo spostamento di oggetti, le folate di vento freddo, rumori e voci non indentificabili.
Aprire la porta con l’aldilà è possibile, la seduta spiritica è un mezzo potente per farlo, ma si deve essere in grado anche di gestire la seduta e di chiudere quella porta, se siete solo guidati dalla curiosità non fatela.
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La radioestesia, o radiestesia, è una pratica molto antica, oggi ritenuta una pseudoscienza; essa consiste nel reperimento di informazioni od oggetti nascosti tramite uno strumento (un pendolo, una verga o altri oggetti similari) utilizzato secondo alcuni per amplificare poteri magici già in possesso di chi lo utilizza.
La persona che pratica la radiestesia è detta radioestesista.
Anticamente, la pratica della radiestesia era utilizzata come strumento divinatorio, allo scopo di conoscere il volere degli dei o la colpevolezza di un imputato in un processo. La pratica non ha, in sé, nulla di particolarmente esoterico o misterioso: essa consiste, banalmente, nella percezione di energie invisibili, informazioni misteriose che ai più restano ignote, ma che alcune persone, dotate di una sensibilità particolare, possono individuare e decodificare.
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Il nome stesso, “radiestesia”, deriva dal latino e dal greco, e indica, letteralmente, la “percezione di radiazioni”, onde invisibili che non possono essere individuate a occhio nudo. Tutti noi abbiamo sentito parlare, ad esempio, della rabdomanzia, che è una delle applicazioni più conosciute della radiestesia: il rabdomante setaccia il terreno con una verga, solitamente biforcuta, alla ricerca di fonti d’acqua o di metalli preziosi.
La pratica oggi conosciuta come radiestesia si fa dunque risalire al XV secolo, quando in Germania si diffuse per la ricerca di metalli. Dalla Germania, la tecnica si diffonde in Inghilterra.
Nel Medioevo, periodo oscuro, durante il quale prolifera la caccia alle streghe, coloro che praticano la radiestesia vengono perseguitati con l’accusa di essere in contatto con il demonio. Nella seconda metà del Seicento, la pratica viene dichiarata definitivamente superstizione, o anche “satanica”: per poi essere, all’inizio del secolo successivo, bandita dall’Inquisizione nel corso dei processi.
Negli Anni Sessanta del Novecento, nel corso della guerra in Vietnam, la radiestesia viene utilizzata dai soldati statunitensi per la localizzazione di armi e tunnel. La radiestesia da allora subisce alterne vicende, vengono condotti esperimenti per verificarne la scientificità ma gli esiti sono altalenanti. La radiestesia viene utilizzata infine come termine che ricomprende al suo interno anche la rabdomanzia: quest’ultima si limita a ricercare acqua e minerali del sottosuolo, mentre la radiestesia utilizza anche altri strumenti (non solo la verga, ma come vedremo anche il pendolo, piastre, bacchette ecc.) e viene utilizzata anche per le ricerche a distanza.
Lo strumento della radiestesia, secondo alcuni, non sarebbe fornito di poteri propri, ma si limiterebbe ad amplificare i poteri del soggetto che lo utilizza. Gli strumenti maggiormente diffusi sono la verga, la bacchetta, il pendolo. La verga classica è in legno o in ferro, e possiede un’estremità biforcuta che ricorda una ipsilon. Il pendolo, invece, è un blocco di metallo (o di altro materiale) appeso a un filo.
Secondo alcuni, il pendolo funzionerebbe grazie all’amplificazione di micromovimenti del braccio e della mano; movimenti che partono comunque dal cervello dell’operatore. La bacchetta invece metterebbe in tensione i muscoli delle braccia e della mano, amplificando comunque le reazioni del cervello del radiestesista. Sarebbe infatti l’operatore a compiere “il grosso” del lavoro: i suoi poteri psichici non necessitano di uno strumento, se non allo scopo di fargli percepire meglio le vibrazioni; tant’è che è possibile anche praticare la radiestesia senza strumenti, utilizzando semplicemente il proprio corpo. Questa tecnica è chiamata “body dowsing”.
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Esiste un tipo di radiestesia detta sciamanica, il cui esponente di spicco è Raymon Grace. I suoi metodi di guarigione sono una felice sintesi tra le tecniche sciamaniche degli Indiani d’America, tecniche di pulizia e di controllo mentale e l’uso del pendolo. La radiestesia sciamanica ha un grande successo nella cura di negatività, malefici e danni al corpo sottile.
Raymon Grace se ne rese conto quando, agli inizi della sua attività di guaritore, faceva venire le persone da curare a casa sua: loro, andando via, stavano meglio, mentre alla moglie di Grace venivano continui mal di testa. I guaritori sono esposti a colpi di ritorno, o più semplicemente alle energie negative che tolgono ai propri “pazienti”, e che da qualche parte dovranno pure andare! Grace decise così di far fare il “lavoro sporco” a qualcun altro al posto suo: Esseri Spirituali, abitanti del Mondo Spirituale che eseguano il lavoro a livello energetico, confinando altrove le energie negative.
La radiestesia spirituale indaga nel profondo blocchi e situazioni problematiche della nostra vita (attuale e passata), allo scopo di favorirne l’evoluzione. A questo livello, spirituale appunto, la distanza non conta e non esiste: il radiestesista diventa capace di percepire le verità del subconscio, nascoste alla coscienza e alla conoscenza del soggetto – percependone passato e futuro, e gli aspetti problematici, rendendoglieli visibili. In tal modo il soggetto stesso, divenuto consapevole dei propri blocchi, potrà decidere gli interventi che desidera effettuare per evolvere, come uomo e come Entità spirituale.
Se fatta bene consente di indagare anche la propria salute, comprendendo cosa c’è che non va, e perché. Per tale motivo, la radiestesia è utilizzata anche nella scienza medica – è doveroso però avvertire che la radiestesia medica non ha, allo stato attuale, fondamento scientifico. Negli Anni Venti, l’abate Alexis Mermet sostenne di averla applicata con successo nella diagnosi delle malattie.
Il processo era basato su una credenza antica e diffusa, secondo la quale le malattie sarebbero provocate da un flusso maligno, una corrente sotterranea interna al corpo del soggetto. Quella medica è priva di fondamento scientifico, dal momento che non è mai stata dimostrata l’emissione di radiazioni da parte del corpo umano.
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Una branca della radiestesia, quella spirituale russa, afferma che la “biolocazione” (altro modo di definire la radiestesia) è basata principalmente sullo stadio evolutivo e spirituale dell’operatore che la effettua, e del suo contatto con il Sé superiore.
La radionica è uno strumento diagnostico di trattamento a distanza, che utilizza metodi e strumenti della prima: anche nella radionica, molto importante è la figura dell’operatore, che può effettuare interventi anche a distanza enorme dalla persona che vuole guarire: la distanza non importa, come dimostrato anche da numerosi testi e libri che trattano di questo argomento.
La radiestesia medica attuale è una metodologia mediante la quale un soggetto (operatore) esegue una diagnosi accurata delle condizioni di salute e dell’ambiente all’interno del quale il soggetto opera. Ad essere esaminato non è il corpo materiale, ma quello sottile, il corpo eterico: la distinzione è importante, dal momento che le malattie si rivelano in primo luogo a livello del corpo eterico, e solo successivamente in quello fisico.
Per effettuare la diagnosi, solitamente l’operatore si serve di un pendolo dei quadranti per la radiestesia: si tratta di uno schema geometrico, solitamente circolare o a forma di semicerchio, all’interno del quale vengono elencate le problematiche che si propone di risolvere.
]]>Il Codex Gigas in latino significa “enorme libro” è alto quasi un metro e pesa 75 kg. Al suo interno è contenuta la bibbia (antico testamento), cure mediche, testi di scongiuri e molto altro. Fu considerata l’ottava meraviglia del mondo per molti secoli. Il Codex Gigas, o bibbia del diavolo, esercita un fascino anomalo, nel corso della sua storia ha ispirato timore e brama di possederlo. Un libro maledetto e magnetico. Oggi si trova a Stoccolma, ma per qualche anno è tornato in repubblica Ceca, dove è stato scritto.
Un monaco condannato a morte pare abbia scritto un’opera unica nel suo genere. Questo libro, la bibbia del diavolo conosciuta come Codex Gigas racchiude molti segreti ancora non scoperti. Ci hanno lavorato numerose persone, equipe di studiosi, ma il mistero permane.
La forza sinistra e diabolica che sembra celarsi dietro il Codex Gigas è inquietante, l’immagine più grande che sia mai stata disegnata su una Bibbia del Diavolo. Questo codice è l’unico libro dove accanto ai testi biblici vi sono scritte formule di potente scongiuro e sacre formule di esorcismo. Le pagine intorno al ritratto satanico sono ombrate.
In genere, proprio per l’impegno richiesto dalla ricopiatura di un libro intero, era previsto che un gruppo di scriba ci lavorassero. Era quindi escluso che un unico monaco potesse ultimare un lavoro simile. Chi può aver portato a termine un lavoro così straordinario? Dalla leggenda emerge che il manoscritto era stato scritto da un monaco di un monastero della Boemia.
Un Monaco benedettino viene considerato peccatore, e condannato a morte. I monaci benedettini si sottopongono a grandi sacrifici all’epoca, e qualsiasi peccato viene pesato con grande rigore, portando punizioni estreme. Nel caso del monaco peccatore la decisione della confraternita è la morte, verrà murato vivo. Il poveretto promette così l’impossibile, si vuole impegnare nella trascrizione del più grande libro al mondo, e per dare prova di penitenza promette di portare a termine il lavoro in una notte. Nonostante la cosa fosse impossibile, i monaci accettano.
Pagina dopo pagina il monaco scrive e scrive, finchè a mezzanotte si rende conto di non potersi salvare e invoca il Demonio, l’Angelo Caduto, che risponde alla sua richiesta. Il Codex Gigas, la Bibbia del Diavolo ha così la luce.
L’analisi degli inchiostri fatta da pochi anni, avrebbe dovuto trovare differenze tra inchiostri esattamente come si usava nella scrittura dei manoscritti. Inchiostri metallici o inchiostri derivati da insetti. Il Codex Gigas, per tutta la sua scrittura, è stato scritto con lo stesso identico inchiostro, inchiostro proveniente da insetti. Scoperta quindi sconcertante, perchè avvalora sempre di più la tesi che un unico scriba abbia lavorato alla stesura da solo.
La vita di questo libro maledetto è seguita anche da accadimenti storici abbastanza inquietanti. Il monastero che lo possiede lo vende ad un’altro monastero, questo per motivi economici, poichè il monastero benedettino stava fallendo. Passato ai monaci bianchi, in un monastero nella città di Sedlec, il codex gigas viene posizionato in un posto d’onore, vicino ad un cimitero consacrato con la terra del Golgota.
I Monaci bianchi in pochi anni cadono in rovina, e un vescovo ordina di portare la Bibbia del Diavolo nel suo luogo d’origine, ma pochissimo tempo dopo arriva la peste bubbonica riempiendo con 30 mila corpi quel sito. Oggi quel monastero è diventato l’ossario di Sedlec, famosissimo e visitatissimo ancora oggi. La Bibbia del Diavolo continua a colpire.
In Austria il principe ereditario aspetta l’oroscopo annuale da Nostradamus. Il Giovane sovrano riceve il Codice Diabolico dai monaci, e ne rimane impressionato gettandosi a capofitto nello studio di tale manoscritto. Il Re Rodolfo già incline alla malinconia, diviene paranoico, asociale, e si rinchiude nel castello. Il suo regno piomba nel caos, incapace di governare viene allontanato dal trono, e l’Imperatore muore senza eredi, maledetto appunto. Il Regno cade in mano all’esercito svedese, e così la Svezia prende il possesso del Codex Gigas.
I soldati caricano il manoscritto in una cassa benedetta e viaggiano verso casa, con l’intenzione di presentarlo al sovrano, Cristina di Svezia, il sovrano donna dal grande futuro. Cristina è l’unica erede del suo regno, e viene cresciuta esattamente come un maschio, rendendola forte e determinata, tanto da prestare giuramento al trono in qualità di Re e non di Regina. Cristina di Svezia ordina che il codex gigas venga sistemato nella libreria del Castello e lo cataloga come primo libro più importante. Tuttavia Cristina in pochi anni abdica e si converte al cattolicesimo, esiliandosi a Roma, porterà via con se molti libri ma misteriosamente lascia il Codex Gigas.
Il Codex Gigas a Stoccolma. 50 anni dopo la Bibbia del Diavolo continua la sua maledizione. Nel 1697, nel castello reale, il corpo di Re Carlo XI deceduto viene esposto nella camera ardente. Nel castello divampa un terribile incendio, oggetti di valore, il corpo stesso del re, tutto brucia in quel rogo. Eppure il Codice non ha traccia di bruciature, ed è intatto, nessun indizio di un rogo viene trovato. Le ombre appaiono solo nell’immagine vicine alla raffigurazione del Diavolo.
Da studi recenti, provando a riprodurre la tipologia di scrittura su pergamena, i tempi stimati sono di circa 5 anni 24 ore su 24. Il fatto strano è che i monaci non dedicavano tutto questo tempo durante il giorno avendo altre mansioni. 5 anni solo per scrivere, altri 5 per le iniziali e le miniature, altri 5 per tracciare le linee. Il lavoro era faticoso e logorante, per mani, schiena, occhi e via dicendo, ma ancora non si capisce come sia possibile. La Bibbia del Diavolo contiene una combinazione di testi unica al mondo, esiste infatti una sezione che rafforza alcune idee, la sezione di scongiuri.
La formula di scongiuro era usata anche come medicina preventiva, questo è vero, ma nessun benedettino avrebbe mai pensato di inserirle in una Bibbia. Alla pagina 290 ci sono formule magiche per malattie pericolose. Le formule contengono tutti i nomi della tentazione malvagia. L’nalisi di queste formule di scongiuro supporta ulteriormente la tesi che lo scriba fosse solo. Com’è possibile però che il Codex Gigas sia privo di errori? E’ assai raro se non impossibile.
]]>Chi è un sensitivo? Un sensitivo, per definizione, è una persona dotata di capacità extrasensoriali; secondo Wikipedia, si tratta di ogni tipo di percezione che non può essere attribuita ai cinque sensi, riconosciuti scientificamente. Per tale motivo, spesso le percezioni extrasensoriali vengono comunemente definite “sesto senso”.
Un sensitivo possiede, per ipotesi, la capacità di prevedere il futuro, la capacità di comunicare con il pensiero, e la capacità di percepire cose che naturalmente non sarebbero percepibili. Cosa sentono i sensitivi? Dipende molto da persona a persona, ciascun sensitivo ha le sue percezioni che possono riguardare innumerevoli aspetti.
Sono note le manifestazioni di entità con cui i sensitivi possono dialogare, così come le premonizioni. La sensitività è parallela alla sensibilità personale, solamente include uno step in più dato dall’elemento di mistero che li caratterizza.
Wikipedia contiene, oltre alla definizione di percezioni extrasensoriali, alcune sottocategorie dedicate a sensitivi di diversa nazionalità: italiani, brasiliani, statunitensi e spagnoli. Elenchiamo velocemente quelli che sono considerati i migliori sensitivi al mondo.
Di Gustavo Rol abbiamo approfondito in questo articolo anche se per precisione dovuta allo stesso volere di Rol indicarlo come sensitivo è fuorviante. Egli infatti parlava di intelligenza superiore, per cui più che un sesto senso, diremmo che quest’uomo straordinario aveva l’abitudine di utilizzare al massimo della potenza tutti i suoi 5 sensi, portando stupore e meraviglia in ogni cosa.
“Solange” è lo pseudonimo del sensitivo italiano Paolo Buccinelli, artista che inizia la sua attività all’interno del paesino natale, con scarso successo; successivamente si fa notare, per lo più in modo negativo, incidendo dischi o tramite particine in programmi Tv e reality, che si rivelano in ultima analisi altrettanti flop.
Gode comunque di una discreta fama in patria, anche se quest’ultima gli deriva in modo particolare dalle critiche ricevute. Non possiamo definire Solange un grande sensitivo vero che resterà alla storia, poichè le sue dimostrazioni sono sempre state televisive, e spesso legate a letture individuali.
Noto anche come “il Mago di Napoli”, è stato un sensitivo ed esoterista nato a Napoli nel 1907, morto nel 1971. Dopo attento esame, ne sono state accertate le facoltà psicocinetiche e paranormali. Noi abbiamo visionato diversi filmati e analizzato le professione del famoso Sensitivo di Napoli, ma lasciamo a voi lettori il giudizio. 😀
Di queste figure vale senz’altro la pena approfondire la storia di Edgar Cayce, il profeta dormiente (link ad articolo)
Il sensitivo americano Andrew Jackson Davis (1826-1910) fu un precursore del movimento spiritista statunitense. Secondo Davis, gli spiriti sarebbero in grado di comunicare con gli esseri viventi.
James Hydrick, infine, è un sensitivo statunitense ancora in vita: Wikipedia ne sintetizza l’attività quale “personaggio televisivo, sensitivo e truffatore”.
Nato in una famiglia che sarebbe riduttivo definire problematica, Hydrik divenne noto in Tv per la sua abilità di karateka e per i suoi giochi di prestigio. All’inizio degli Anni Ottanta confessò di non aver mai avuto poteri magici. La storia di Hydrick è abbastanza triste, e si conclude con il suo arresto e la condanna a svariati anni di carcere per reati di vario genere, incluse le molestie sessuali.
Nonostante la figura del sensitivo sia stata, da sempre, oggetto di critiche e discussioni da parte del mondo scientifico, restio ad accettare le prove dell’esistenza di facoltà paranormali, molte sono le persone che restano affascinate dalla possibilità di incontro e di contatto con un mondo ulteriore. La facoltà per eccellenza che si attribuisce al sensitivo è quella di fare da medium, da tramite tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti, per mettere i primi in contatto con questi ultimi.
Ci sono poi altre facoltà che sarebbero appannaggio dei sensitivi quali la telepatia, la chiaroveggenza, la telecinesi e altro ancora. Alcuni sensitivi riescono a vedere, a percepire il prana, l’energia dei corpi (animali e vegetali): dunque a volte anche l’aura, il colore, la bontà e la purezza, la cattiveria o la calma, l’irritabilità, lo stato di salute.
Come scoprire se sei sensitivo? Alcuni siti online permettono di effettuare dei semplici test per mettere alla prova le proprie capacità di percezioni extrasensoriali. Anche noi di DirectoryRex abbiamo creato un test specifico che potete trovare proprio qui, seguite attentamente le domande e rispondete con concentrazione.
[wpsm_video]https://www.youtube.com/watch?v=wdkb1A_uus8[/wpsm_video]
E qui sotto trovi i risultati! Metti un like alla pagina e aiutaci a crescere!
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Risultati test sensitivo:
Domanda 1 : Fuoco=1 Acqua=3
Domanda 2 : Si Spesso= 3 Raramente= 1 Mai=0
Domanda 3 : Si=3 Si ma solo una volta=2 Non è mai successo=0
Domanda 4 : Si=2 No=1
Domanda 5 : Si=4 Non ne sono certo/a=3 No,mai=0
Domanda 6 : Si=3 No=0
Domanda 7 : Stella=4 Quadrato=0
PUNTEGGIO “22” SENSITIVO
Se hai raggiunto il punteggio massimo, ovvero 22, è molto probabile tu abbia già delle forti basi per essere sensitivo/a. Iscriviti al nostro canale youtube e alla newsletter perchè prossimamente faremo un secondo test più difficoltoso che potrà dirti se sei un vero sensitivo o se hai ancora strada da fare.
PUNTEGGIO “18-22” PERCETTIVO
Se il tuo punteggio è tra il 18 e il 22 sei una persona sensibile, con ottime percezione, tuttavia non ancora sensitivo/a ma il potenziale c’è
PUNTEGGIO “8-18” NORMALE
Se il tuo punteggio va da 3 a 18 rientri nella piena media delle persone, non sei sentivo/a ma talvolta hai il famoso sesto senso, potresti svilupparlo con esercizi appositi ma probabilmente non fai parte del gruppo di persone che hanno questo “dono” dalla nascita.
PUNTEGGIO “3-8”
Se il tuo punteggio è 3 non hai alcuna forma di percettività o sensitività, la vita ti avrà donato senz’altro di grande spirito d’analisi e di ragionamento scientifico.
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Naturalmente i risultati sono solo un punto di partenza, nessuno può darvi la nomina di “migliore sensitivo”, solo l’esperienza e le prove sul campo possono dichiarare il vostro status di persona con poteri extrasensoriali. Ad esempio, uno dei segnali ai quali prestare attenzione è il proprio intuito. Molte persone ritengono che i sensitivi siano in grado di predire gli eventi prima che questi accadano; una strategia possibile appare allora quella di seguire un’intuizione e vedere dove porta.
Le intuizioni o le previsioni non devono necessariamente riguardare avvenimenti di grande interesse: esse possono anche riferirsi ad avvenimenti di poco conto, come avere un’intuizione, che poi si rivela esatta, in merito alla telefonata di qualcuno poco prima che essa si verifichi. Oppure, le intuizioni possono riguardare esperienze passate altrui.
Alcuni ritengono, infine, che le persone particolarmente sensibili, i “sensitivi”, abbiano la capacità di fare sogni estremamente lucidi, o sogni che poi si avverano, o, ancora, sogni nei quali si trovano a interagire o a parlare con defunti, con persone significative ormai scomparse.
Le facoltà medianiche dei sensitivi vengono utilizzate anche in occasione di eventi particolarmente spiacevoli, ad esempio nei casi di omicidio nei quali la polizia non sa a chi rivolgersi per identificare il colpevole. Nel caso della scomparsa di Yara Gambirasio, il sensitivo Mario Alocchi è intervenuto per dire che il colpevole è probabilmente legato al mondo delle palestre.
Il sensitivo aveva già predetto, in precedenza, la tragica fine di Sarah Scazzi, quindicenne morta per mano della zia e della cugina e protagonista, per mesi, di quello che sarà in seguito definito “il giallo di Avetrana”.
]]>Luoghi Misteriosi, luoghi con una storia spaventosa come Poveglia, un’isola situata nella laguna veneta, nota con il lugubre nome di “isola dei morti” o “isola maledetta” o anche “isola dei fantasmi“. La sua storia di orrori affonda le radici nel medioevo, e inseguito in un periodo più contemporaneo, la fama dell’isola di Poveglia è anche oggetto di varie controversie.
Ci sono alcuni che sostengono che quello che si racconta di questo luogo sono solo leggende senza fondamento, ma vi sono anche molti che sono convinti che sull’isola di Poveglia siano davvero accaduti gli orrori dei quali si parla da tempo. A smentire gli scettici però vi sono prove tangibili.
L’isola di Poveglia è letteralmente disseminata di corpi sepolti ovunque, che oggi affiorano dalla polvere, trasformati in scheletri dal tempo, e oggi lo stato totale di abbandono rende questo posto ancora più terrificante.
Chi ha avuto l’ardire di sbarcare sull’isola di Poveglia e visitarla ha riferito che vi si respira un’atmosfera inquietante, si percepisce nel silenzio rotto solo dallo sciabordio delle onde una sottile sensazione di paura e dolore. Si dice che siano le migliaia di anime che vagano ancora sull’isola tra la vegetazione incolta e gli edifici fatiscenti, anime che non trovano pace e la via della luce.
Ma cosa è accaduto di cosi terribile in questo luogo? Praticamente una lunga serie di eventi che hanno causato solo sofferenza e la morte di migliaia di donne, bambini e uomini che sull’isola hanno patito atroci tormenti, si dice che sull’isola siano stati rinvenuti più di 10mila cadaveri, ovviamente ogni notizia è più o meno attendibile, in ogni caso la storia dell’isola è legata alla grande epidemia di peste, la nota “morte nera” intorno al ‘700, a quell’epoca l’isola era disabitata, cioè non vi abitavano “civili” da molto tempo, perchè tra il ‘300 e il ‘400, dopo un’evacuazione forzata, era stata destinata al solo uso militare.
L’arrivo della peste costrinse le autorità veneziane a trasformarla in un lazzaretto, dove portare i malati e i cadaveri da bruciare, purtroppo a cuasa di una forma di isteria collettiva spesso venivano portate sull’isola anche persone non ancora contagiate, colpevoli solo di essere parenti o amici di soggetti colpiti dal morbo.
Tutta questa gente veniva abbandonata a sè stessa tra cadaveri e malati all’ultimo stadio, cosi l’isola di Poveglia diventò un grande teatro di morte, vi perivano ogni giorno centinaia di persone chi per la peste chi per la fame e la sete, in un crescendo di orrore e sofferenza.
L’isola di Poveglia poi restò nuovamente disabitata per anni, nell’incuria e nell’abbandono, solo le centinaia di morti seppelliti o bruciati in quella terra maledetta popolavano quel luogo mortale, anime senza pace che ben presto iniziarono a manifestarsi con apparizioni spaventose a chiunque sbarcasse a terra o si avvicinasse alle sue coste.
Poi ancora vari anni d’oblio avvolsero l’isola, che mantenne la sua fama tetra, fino a che, ai primi anni del ‘900, a Poveglia qualcuno costruì un edificio che diventerà il nuovo protagonista di un’altra storia orripilante. L’edificio venne eretto nel 1922 e ufficialmente fu recensito come casa di riposo per anziani, ma in realtà pare fosse una clinica per malati di mente, molti smentirono persino l’esistenza di quella struttura, ma vi sono prove tangibili che invece ci fu davvero un manicomio su quella terra dimenticata da Dio.
Il manicomio di Poveglia risulta essere stato attivo fino a tutto il 1946, nella clinica erano ospitati poveri dementi abbandonati li dalle famiglie, e la storia vuole che il direttore, pazzo e sadico compisse esperimenti atroci sui ricoverati usandoli come cavie.
Così altre morti sono andate ad aggiungersi ai già molti dannati dell’isola di Poveglia, dove aleggia ancora oggi un’atmosfera di morte, un luogo angosciante e speventoso che molti morbosamente vanno a visitare, per “vedere” i fantasmi, e l’isola di Poveglia non si fa pregare per questo, anime perse e disperate non ne mancano per terrorizzare chi ha il coraggio di mettere piede tra i ruderi fatiscenti dove tanto sangue è stato versato.
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